martedì 30 giugno 2015

Cao Yaqiong - F.Chopin - Polonaise Fantaisie

Musica: Fryderyk Chopin
            ·Allegro maestoso
Genere: 
musica romantica

Organico: s
trumento solista



Strumento: pianoforte

Composizione: 
1846

Edizione: 
Brandus, Parigi, 1846


Dedica: Madame A. Veyret







Composta nel 1845 e pubblicata nel 1846, dedicata a M.me A. Veyret, amica di Chopin e George Sand, la Polacca-Fantasia è uno dei più perfetti esempi della cosiddetta "forma aperta", che si amplia svolgendosi, si libera, si dissolve. 

Chopin ha realizzato in quest’opera un capolavoro di grandissima libertà ritmica e strutturale. Forse quest'opera assomiglia più ad una ballata o a una fantasia che non a una Polacca, che è qui riconoscibile solo dal ritmo. 
Si tratta di una delle composizioni più complesse mai concepite da Chopin, che inanella qui molti temi diversi, imprevedibili e sempre nuovi, con relativi sviluppi, concatenandoli però in una forma rigorosa. 
E' un'opera tra le più importanti, tra tutte quelle di Chopin, per il futuro della storia della musica. Infatti qui questo grande poeta del pianoforte fonde tutti gli aspetti dalla sua personalità, in quanto, mentre nella forma "polacca" esprime il suo attaccamento alla musica nazionale del suo paese, vi trasfonde tutto il suo genio con una invenzione timbrica e armonica che non si può non definire per lo meno "eversiva".

La scrittura pianistica è qui grandiosa, di tipo sinfonico. I temi sembrano improvvisazioni, si dissolvono rapidamente o si sviluppano in modo del tutto inaspettato e in apparenza contraddittorio. Questa Polacca-Fantasia appartiene così al più tenero e commovente mondo di Chopin, e costituisce una perfetta sintesi del suo pensiero, uno dei punti più alti della sua arte.



Di profonda poesia, quest'opera non godette di grande fama tra i contemporanei di Chopin: Liszt, pur amando molto Chopin, e riconoscendo a questo pezzo "bellezza e grandezza di idee", definì questo pezzo "al di fuori della sfera dell'arte".



Fantasia

Il nome "fantasia" è legato alla nascita e all'evoluzione della musica strumentale. Un medesimo nome è stato impiegato per definire tipi di composizioni estremamente differenti, non solo nel tempo ma anche negli stessi luoghi e negli stessi momenti storici. 

In definitiva il nome sta ad indicare una vera e propria attitudine dell'atto del comporre, in cui l'autore sceglie da sé medesimo le strutture formali e le rielabora a seconda del proprio estro. 



Ecco così che nel Cinquecento "fantasia" sta ad indicare un brano brillante e improvvisativo, o anche un brano dal carattere imitativo, cioè con una scrittura più rigorosa. È nel Seicento che la fantasia acquista la sua libertà dall'alternanza di situazioni contrastanti, come liberi recitativi e sezioni cantabili e omofoniche. 

Grande sviluppo hanno, su questo modello, le fantasie organistiche. Con l'avvento dello stile galante e dell'età del classicismo, la fantasia acquista una maggiore autonomia stilistica, aderendo a modelli diversi, come la forma sonata o il rondò. Nel corso dell'Ottocento, poi, il termine si piega a un significato ulteriore e più sottile; diviene infatti sinonimo di "sonata", ma di una sonata più libera, lontana da regole precise e tale da lasciare maggiore libertà creativa all'autore. È in questa accezione che scriveranno "fantasie" Beethoven, Schumann, Liszt. 



Nel tardo romanticismo la fantasia passa dal versante cameristico a quello orchestrale, come sinonimo di poema sinfonico. E nel nostro secolo il termine viene nuovamente impiegato nella stagione neoclassica, come ritorno alla prassi rinascimentale e barocca. Un'altra accezione del termine, fiorita nel secolo scorso, è quella di pot-pourri operistico, centone di melodie celebri realizzate sul pianoforte e destinate all'intrattenimento da salotto.



Polacche di Chopin

Nessun commento:

Posta un commento