Franz Schubert
Quartetto
suddiviso in quattro movimenti:
- Allegro moderato (mi bemolle maggiore)
- Scherzo. Prestissimo (mi bemolle maggiore). Trio
- Adagio (mi bemolle maggiore)
- Allegro (mi bemolle maggiore)
Organico: 2 violini, viola, violoncello
Periodo: novembre 1813
Edizione: Czerny, Vienna, 1840
Periodo: novembre 1813
Edizione: Czerny, Vienna, 1840
Durata: 25’ circa
Il Quartetto n.10 in mi bemolle
maggiore, op. 125 n.1, è lavoro di uno Schubert ventenne che però, in forza di
una scrittura articolata e complessa, già porta i tratti della sua maturità
artistica.
Il Quartetto (del 1813)
corrisponde all'immagine di uno Schubert giovanissimo, esuberante e carico di
vitalità. La musica riflette questo stato, trasmettendoci una temperie serena
permeata di ottimismo. Si vede, anche, la mano un po' accademica di uno
Schubert poco più che studente, nella relativa semplicità di costruzione:
riprese quasi alla lettera, sviluppi semplici e contenuti, tecnica di
costruzione della forma ancora un po' stereotipata, comunque stringata. Si
coglie pure un chiaro influsso mozartiano.
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Descrizione del brano:
Di seguito l'interpretazione del Takeuchi String Quartet suddivisa nei quattro movimenti:
Con l'Allegro
moderato dell'esposizione subito ci accoglie un tema espressivo e bonario
in mi bemolle maggiore, dall'incedere accordale tranquillo, le cui pause sono
parte integrante del discorso. Dopo che è stato ripetuto con varianti «minime»,
il primo gruppo prosegue con un'idea cantabile al primo violino, anch'essa
ripetuta come variante. Un saettante ponte modulante, dall'incipit in
levare e dall'andamento sincopato - aspetti che saranno presenti anche in
secondo tema, epilogo e coda - interviene a spezzare il decorso melodico.
Quando giunge il secondo tema alla dominante si bemolle maggiore, lo sguardo si
rivolge a Mozart con un'idea di stampo galante. Ma il discorso trapassa con
naturalezza all'epilogo, con un palpitante passaggio e la coda, entrambi dal
tipico andamento in levare. Dopo un breve sviluppo, con un'elaborazione della
frase in levare dell'epilogo, subentra una ripresa quasi testuale: ecco dunque
primo tema, prosecuzione con qualche cambiamento, ponte con mutazioni nella
parte centrale, secondo tema in tonica, epilogo.
Di colpo entra il tema tagliente in mi bemolle maggiore dello Scherzo, una fulminea idea presa di salto, rimbalzante; una frase centrale che dura un respiro e subito ecco una breve ripresa del tema. Nel Trio i due violini aprono una dolce cantilena; la melodia prosegue in una frase centrale che si chiude ancora con la cantilena. Poche battute, ed ecco la Ripresa dello Scherzo.
L'Adagio
vive di una luce soffusa dalla spiritualità trasfigurata. Diviso in tre parti,
nella prima sezione è definito da un cerimonioso tema corale che, abbracciato
da larghi accordi, si fa avanti in un clima d'intima religiosità. In un passo
amabilmente punteggiato da semicrome sono recuperati, variandoli, i profili
ritmici e melodici derivati dalla prima sezione. Anche la parte centrale è
un'ulteriore elaborazione dell'arco melodico iniziale, che ritorna in
inversione e mantenendo alcuni intervalli-quadro. Alla ripresa della prima
sezione con il ritorno del tema corale, si aggiunge l'epilogo: tenuemente
appoggiato su un pedale di tonica, poi annuente al ricordo delle semicrome
punteggiate alternate a elementi del tema corale.
L'Allegro
fa pensare a Salieri, con quel suo tema in mi bemolle maggiore
dell'esposizione, melodico e trascinante, l'intenso ponte modulante solcato da
svolazzanti incisi in imitazione, l'elegante secondo tema alla dominante su
incisi derivati dal ponte stesso; con una seconda frase iterativa come variante
dello stesso materiale: in una parola, grazia e personalità. Nell'epilogo
frenetici tremoli e incisi sono alternati a elementi di cadenza: si avvia lo
sviluppo, pure basato su tremoli e incisi tipici di ponte ed epilogo,
confermando una forte unità d'insieme. Nella ripresa sono ribaditi fedelmente
tutti gli elementi e l'aggiunta di una robusta coda.
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