La calunnia è un venticello
Dal primo atto di quest'ultima è tratta l'aria "La calunnia è un venticello", cantata dal personaggio "Basilio" col registro vocale di basso.
Il grande Pesarese la scrisse in due sole settimane nel lontano 1816: un successo eccezionale che dura ancora oggi, anche se la prima rappresentazione fu un vero fiasco (evento non raro nel mondo della musica).
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Giovanni Paisiello |
Basti pensare a “Largo al factotum” (quella di “Figaro là,
Figaro qua”) cantata dal protagonista, il barbiere tuttofare Figaro, ed a “Una voce poco fa” cantata da
Rosina, la protagonista femminile, promessa sposa del suo vecchio Tutore (Don
Bartolo), ma innamorata del Conte d’Almaviva.
C’è però un aria, cantata da un personaggio secondario, Don
Basilio, maestro di musica di Rosina, personaggio un po’ scapestrato e dai
principi tutt’altro che nobili, che oltre a essere molto divertente è anche
perfettamente in linea con quello che accade sotto i nostri occhi tutti i
giorni (soprattutto in politica, ma non solo): “La calunnia è un venticello”.
Descrive il metodo antichissimo e tuttavia attualissimo per
rovinare pubblicamente (e possibilmente eliminare fisicamente) un proprio
avversario (in amore, in politica, in qualsiasi campo).
Si tratta di spargere in giro delle voci (vere o false, non
importa) che infanghino il più possibile il proprio nemico.
Magari non sarà vero ma in ogni caso getta discredito su un personaggio, mettendolo in cattiva luce.
Magari non sarà vero ma in ogni caso getta discredito su un personaggio, mettendolo in cattiva luce.
Il testo (del librettista Cesare Sterbini) in questo senso è
davvero illuminante e la musica di Rossini, coi suoi famosi “crescendo”,
sottolinea benissimo il nascere e crescere degli effetti della calunnia, che
prima sono paragonati ad un semplice venticello, via via, col tempo diventano
un vero temporale al termine del quale il poveretto vittima della calunnia
“sotto il pubblico flagello, per gran sorte va a crepar”.
L’opera di cui vi parlo è andata in scena in questi giorni al Teatro Massimo di Palermo, riscuotendo un notevole
successo, merito non solo dei cantanti e dell’orchestra ma anche (e
soprattutto, secondo me) della divertentissima regia di Francesco Micheli.
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