Skrjabin: Sonata-Fantasia n. 2 per pianoforte
Biografia
Infanzia e giovinezza
Nato da una famiglia aristocratica, all'età di un anno perse la madre, una pianista, morta di tubercolosi.Iniziò lo studio del pianoforte in tenera età, prendendo lezioni da Nikolaj Zverev, insegnante severo, che nello stesso periodo fu anche il maestro di Sergej Rachmaninov. La casa di Zverev ospitava musicisti contemporanei di rilievo come Čajkovskij, che spesso costituivano il pubblico delle esecuzioni delle proprie composizioni da parte dei giovani studenti. In seguito studiò composizione al Conservatorio di Mosca con Anton Arenskij, Sergej Taneev e Vasilij Il'ič Safonov.
Nonostante le mani piuttosto piccole, con un'estensione di poco più di un'ottava, divenne un pianista affermato. Sentendosi in questo senso da meno di Rachmaninov, che aveva mani eccezionalmente grandi, ed entrato in competizione con un altro studente aspirante virtuoso del conservatorio, si danneggiò gravemente le articolazioni della mano destra in seguito ad un folle studio sulle 32 sonate di Beethoven (tutte contemporaneamente) e le straordinariamente difficili Islamej di Balakirev e Réminiscences de Don Juan di Liszt.
Il suo medico decretò l'irreparabilità del danno e, in quell'occasione, Skrjabin scrisse uno dei suoi capolavori: la sonata in fa minore, come un "grido contro Dio, contro il fato", e successivamente un gioiello come il Preludio e Notturno op. 9 per mano sinistra sola. Insofferente al comporre, come richiesto, numerosi pezzi in forme che non lo interessavano, fu respinto all'esame di composizione e non si diplomò. Ironia della sorte, uno dei pezzi che completò, una fuga in mi minore, divenne in seguito, per decenni, un brano di studio obbligatorio al Conservatorio.
Il matrimonio e l'approdo al misticismo
Dopo il diploma, Skrjabin sposò una pianista, Vera Ivanova Isakovič, ed ebbe numerosi figli, ma in seguito lasciò la moglie e la sua carriera di insegnante per una giovane studentessa, Tatjana Fëdorovna Schloeze, con la quale ebbe un figlio, Julian. Questi fu un bambino prodigio che compose alcuni brani di fattura raffinata prima di morire annegato in un incidente in barca, all'età di undici anni.Verso la fine della sua vita Skrjabin si avvicinò sempre di più al misticismo. Egli sosteneva infatti che un giorno il calore avrebbe distrutto la Terra: una teoria sulla quale si basa Vers la flamme (appunto "verso la fiamma"), op. 72, composizione nella quale un calore sempre più spaventoso distrugge ogni sorta di riferimento armonico e tonale.
Una teoria sostenuta da questo stesso autore poneva in stretta relazione i colori alle note musicali: lui stesso suonava addirittura su una tastiera per luce con i tasti opportunamente colorati di tinte diverse, intrecciando melodie al di fuori del senso comune, lasciandosi trascinare da questo o quel colore, e non dalla nota in sé. Per questa sua teoria avrebbe voluto che l'esecuzione del poema sinfonico Prometeo fosse accompagnata da fasci di luce colorata prodotta dal clavier à lumières.
La morte
Morì a Mosca di setticemia, non si sa se a seguito di un taglio procuratosi facendosi la barba o a causa di un foruncolo infettato. Poco tempo prima di morire aveva progettato un'opera multimediale che avrebbe dovuto essere eseguita sull'Himalaya, sul tema dell'armageddon, "una grandiosa sintesi religiosa di tutte le arti che avrebbe dovuto proclamare la nascita di un nuovo mondo" che avrebbe dovuto fondere tutte le seduzioni dei sensi (suoni, danze, luci e profumi) e da celebrare in un tempio emisferico.Questo pezzo, "Mysterium", non fu mai portato a termine. Il teologo Pavel Nikolaevič Evdokimov sosteneva che il compositore, annunciando in quell'opera un cataclisma universale come portatore di un'elevazione spirituale dell'intera umanità, si consacrasse alla ricerca di suoni capaci di uccidere e di resuscitare, accomunandolo così ad alcuni peculiari aspetti dell'opera di Pavel Aleksandrovič Florenskij.
L'eredità
Tra i pianisti che hanno prodotto eccellenti esecuzioni di Skrjabin, vi sono Vladimir Sofronitskij, Vladimir Horowitz, Svjatoslav Richter, Vladimir Ashkenazy, Grigorij Sokolov, Mikhail Voskresenskj, Roberto Szidon. Horowitz ancora ragazzo eseguì le opere di Skrjabin a casa del compositore, e questi ne fu entusiasta, ma asserì che necessitava ancora di ulteriore pratica.Horowitz affermò, in tarda età, che Skrjabin era palesemente un folle, pieno di tic e incapace di stare fermo a sedere. Nonostante questa affermazione, e ad esempio il fatto che Skrjabin fosse un ipocondriaco, il compositore catturò l'attenzione del mondo musicale russo.
Viene anche ricordato da Gabriele d'Annunzio nel suo Notturno, nel quale gli viene dedicata anche una poesia: Scriàbine danza. Lo stesso Skrjabin scrisse anche poesie, legate generalmente alla sua opera compositiva, ma esse non furono mai riconosciute come interessanti di per sé.
Vladimir Sofronitsky plays Scriabin Sonata no. 2, Op 19
Lo stile
La maggior parte delle opere di Skrjabin è stata scritta per pianoforte. Le prime composizioni risentono dell'influenza di Chopin e sono scritte in forme che Chopin stesso utilizzava, come lo studio, il preludio e la mazurka. La musica di Skrjabin si evolve gradualmente lungo tutta la sua esistenza, anche se, relativamente ad altri compositori, è stata rapida e lunga. Al di là della prima fase compositiva, le sue opere sono fortemente originali, e impiegano armonie e tessiture molto inusuali.L'evoluzione dello stile di Skrjabin può essere seguita attraverso le sue dieci sonate: le prime sono scritte in uno stile tipicamente tardo-romantico, e mostrano le influenze di Chopin, come già detto, e di Liszt, mentre le ultime testimoniano la ricerca di un nuovo linguaggio, tanto che le ultime cinque non mostrano indicazione della tonalità. Molti passaggi entro queste possono essere definiti atonali, sebbene nel periodo tra 1903 e 1908, "l'unità tonale viene sostituita quasi impercettibilmente dall'unità armonica." (Samson 1977).
Sonata-Fantasia n. 2 op 19
La Sonata-fantasia per pianoforte, op. 19 in Sol diesis minore è un'opera del compositore russo Aleksandr Nikolaevič Skrjabin. Ha avuto un tempo di gestazione molto ampio (1892-1897) e questo ha permesso al compositore di indirizzare le idee che avevano sedimentato in lui verso nuovi contenuti e orizzonti strutturali.
Struttura
Essa è costituita da due soli movimenti senza soluzione di continuità, a differenza della Prima sonata che ne contava ben quattro (facendole assumere i connotati della sonata classica ad eccezione dell'ultimo movimento lento atipico). Due soli movimenti per realizzare tutto il genio creativo che si rivela fin dalla prima battuta.
Breve analisi
Skrjabin
esordisce con una sorta di "appoggiatura" affidata alla mano sinistra
che risolve sulla dominante (re#),
mentre alla destra vi è l'accordo di sol# minore con la terza minore omessa,
conferendo per un attimo il senso del "vuoto".
Tutto
questo viene però annullato dall'impiego della terza e "l'estranea"
sesta maggiore che catapultano immediatamente l'ascoltatore nella tonalità del
pezzo. È necessario evidenziare il senso di "pulsione" del tema che
affida alla mano sinistra l'ottava sol# sfuggente che va a "colpire"
con forza seppure nel piano il re# (la quinta); dopo un attimo di sospensione è
la destra che risponde quasi come un'eco, fornita di ottave in moto contrario
con l'aggiunta di due note.
Questo
"gioco" viene ripetuto partendo dal la# (secondo rivolto della settima di dominante). Questo genere di scrittura non è nuova in Skrjabin basti rivolgere lo sguardo
allo Studio op.8, n.12 in re#
minore dove la tonica in
ottava a sinistra viene ribattuta e successivamente il la# a destra in ottava
risolve sul la# all'ottava sotto; anche qui troviamo un senso di
"pulsione", "propagazione", il suono viene quasi
"catapultato" in una nuova dimensione.
Nel
secondo movimento, dopo un ritorno al "rumore" iniziale, fa capolino
la fantastica melodia centrale che stavolta assume le caratteristiche di chi
vuol volgere al termine, che va a spegnersi e confondersi con il rumore delle
profondità marine, sottovoce, sfumante, delizioso, destato soltanto dai due
accordi finali che irrompono in maniera decisiva come colpi di cannone.
Sappiamo
bene che Skrjabin non scriveva note che fossero auto-limitanti al solo
"fatto musicale", al contrario, una fitta rete di simbolismi erano
sempre presenti in lui. La sua arte, inizialmente poneva le basi nel gusto chopiniano dal
quale aveva sicuramente attinto più per ragioni di pianismo e timbrica ma non
nei contenuti che spesso si estraniavano dalla musica stessa.
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