Una
arietta tratta dal secondo atto dell’Opera buffa “Le nozze di Figaro” K.492 di W. A. Mozart, cantata dal personaggio del
“cherubino” (paggio del
Conte), generalmente col registro vocale di soprano o mezzosoprano.
La partitura di Mozart prevede l'utilizzo diIl basso continuo nei recitativi secchi è garantito dal clavicembalo o dal fortepiano, e dal violoncello.
Brevi accenni alla trama:
Nella sua
seconda e più celebre aria, il paggio Cherubino è invitato a intonare davanti
alla Contessa la canzone che lui stesso ha composto e che, nel corso del primo
atto, aveva affidato a Susanna affinché la leggesse "a tutte le donne del
palazzo".
Proprio Susanna lo accompagna con la chitarra, in realtà "simulata" dal pizzicato ben scandito degli archi dell'orchestra, mentre il resto dell'accompagnamento è fornito dagli strumenti a fiato (meravigliose, a proposito, quelle tre note che i corni che suonano quasi all'inizio, nella quarta misura): si tratta dunque di un brano "diegetico", che si immagina cioè cantato (e non parlato) anche all'interno della finzione scenica, come altre celebri canzoni dell’opera lirica (si pensi alla serenata di Don Giovanni nell’omonima opera di Mozart o – per restare dalle parti di Beaumarchais – a quella di Lindoro ne "Il Barbiere di Siviglia"). Per questo motivo la melodia, il ritmo e l'accompagnamento musicale – almeno a una prima impressione – appaiono assai semplici e schematici: la magia di Mozart, però, consiste proprio nel dare vita a momenti di grande poesia e bellezza anche attraverso costruzioni esili ed essenziali.
Una scena da "Le nozze di Figaro" |
Proprio Susanna lo accompagna con la chitarra, in realtà "simulata" dal pizzicato ben scandito degli archi dell'orchestra, mentre il resto dell'accompagnamento è fornito dagli strumenti a fiato (meravigliose, a proposito, quelle tre note che i corni che suonano quasi all'inizio, nella quarta misura): si tratta dunque di un brano "diegetico", che si immagina cioè cantato (e non parlato) anche all'interno della finzione scenica, come altre celebri canzoni dell’opera lirica (si pensi alla serenata di Don Giovanni nell’omonima opera di Mozart o – per restare dalle parti di Beaumarchais – a quella di Lindoro ne "Il Barbiere di Siviglia"). Per questo motivo la melodia, il ritmo e l'accompagnamento musicale – almeno a una prima impressione – appaiono assai semplici e schematici: la magia di Mozart, però, consiste proprio nel dare vita a momenti di grande poesia e bellezza anche attraverso costruzioni esili ed essenziali.
Testo dell'aria"Voi che sapete che cosa è amor,donne, vedete s'io l'ho nel cor.Quello ch'io provo vi ridirò,
è per me nuovo, capir nol so.
Sento un affetto pien di desir,
ch'ora è diletto, ch'ora è martir.Gelo e poi sento l'alma avvampar,e in un momento torno a gelar.Ricerco un bene fuori di me,non so chi'l tiene, non so cos'è.Sospiro e gemo senza voler,palpito e tremo senza saper.Non trovo pace notte né dì,ma pur mi piace languir così.Voi che sapete che cosa è amor,donne, vedete s'io l'ho nel cor".
Trattandosi
dell’esibizione di un ragazzo emozionato davanti a una dama di cui è dichiaratamente
invaghito, gli allestimenti dell’opera ricorrono talvolta alla trovata di
mostrare all’inizio del brano un Cherubino timido e titubante, che
progressivamente – man mano che la canzone procede – si fa sempre più sicuro di
sé e acquista coraggio. Il fatto che il testo della canzone renda espliciti i
suoi turbamenti amorosi, peraltro, non può certo aiutare il paggio a sentirsi a
proprio agio durante il canto.
Altre interpretazioni:
Teresa Berganza Frederica Von Stade
Maria Ewing
Rinat Shaham
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