Mentre la mamma prepara la cena, Ciottolino e la sorella Nina giocano e si fanno i dispetti. Il nonno intanto racconta la fiaba di Ciuffettino, il bimbo che “come uno e due fan tre diventa re” del Paese delle Fate. Quando Ciottolino va a nanna, dopo essere stato rimproverato dal babbo per il suo comportamento, sogna di ritrovarsi anch’egli in quel magico Paese e di esserne incoronato re. Ma l’avventura non ha esiti felici: Ciottolino non si dimostra un buon sovrano e viene spodestato e condannato a essere mangiato dall’Orco. L’incubo finisce tra le braccia della mamma e del nonno e con la voce rassicurante del babbo in sottofondo. Un festoso preludio dal sapore orientaleggiante segna il passaggio dalla quieta realtà domestica allo stato meno familiare del sogno: la dimensione onirica, che qui offre ancora nuovi spunti alla forma rappresentativa del teatro nel teatro, è, d’altra parte, il presupposto fondamentale dell’arte e della creatività, almeno secondo la poetica dei due autori, il famoso librettista e regista Giovacchino Forzano e il musicista alessandrino Luigi Ferrari-Trecate, organista e compositore di numerose fiabe musicali dedicate all’infanzia.
La trama
Atto primo
Ciao, sono Ciottolino, abito in campagna e sono un bambino allegro e vivace… a volte un po’ troppo, dice la mamma. La mia famiglia è composta dal babbo, dalla mamma, dal nonno e da me. Ah, sì, c’è anche quella piagnucolosa di mia sorella Nina. Quando io voglio giocare, lei ha sempre qualche lamentela. Uff a! L’altra sera, per esempio, mentre la mamma preparava la cena, stavamo facendo ripiglino (lo conosci? noo?), ma la Nina si è stufata subito. Io ho cercato di convincerla a continuare (va beh, le ho anche dato una tiratina alle trecce, ma non le ho fatto male, davvero!), invece lei ha cominciato a frignare e la mamma sai a chi ha dato la colpa? A me, naturalmente! A momenti andavo a letto senza cena! Per fortuna il nonnino ha cominciato a raccontarci una bella fi aba, anzi la mia fi aba preferita: Ciuff ettino. Sai, quella del ragazzino che diventa re… Come uno e due fa tre, Ciuff ettino è fatto re! Questa sì è una bella morale! Quanto vorrei conoscere ‘sto Ciuff ettino… ha anche un nome bellissimo, mi ricorda, non so… Ciottolino!
Quando stava per arrivare il momento più bello della fi aba, è arrivato il babbo, super stanco per il duro lavoro e super aff amato. Per cena c’era solo polenta, dato che la nostra famiglia non è molto ricca, anzi, per niente; il babbo ha anche chiesto alla mamma come mi ero comportato, e lì un’altra sgridata. L’ho detto, quella sera andava tutto storto. Finalmente è arrivata l’ora di andare a nanna: ho detto la preghierina e… bum! Sono crollato in un sonno profondo.
Atto secondo
Quadro I
…ed eccomi nel Bosco di Bistorco, nel Paese delle Fate. Qua tutto è bello: l’erba è verde, il castello è d’oro, la porta è azzurra, il coro delle Fate melodioso. Una favola! Ma la cosa più curiosa è che le Fate stavano aspettando proprio me: hanno bisogno di eleggere il loro re. Che bellezza! Come Ciuff ettino! Anche gli Gnomi e le Streghe sono felici di avere un sovrano come me; mi viene dato uno scettro, un trono luccicante e, devo proprio dirlo, sono un gran bel re! Ma ecco che si avvicinano dei tizi che non mi fanno immaginare niente di buono: lunghe barbe, aria solenne… vuoi vedere che devo essere interrogato anche qui? Ma in che razza di Paese delle Fate sono capitato? Adesso vogliono che legga il libro delle tasse; e chi è capace? Non so neanche leggere bene, a scuola mi sono dimenticato di imparare. Quasi quasi mi viene voglia di tirare la barba a questo Sapiente, che mi sembra il più brontolone. Uh, che permaloso! Neanche la Nina si off ende tanto! Altro che re, adesso mi legano a un albero e mi abbandonano alle grinfi e dell’Orco cattivo, brutto e anche sporco! Una paura tremenda! C’è un buio… E nessuno, dico nes-su-no che mi venga a salvare. Qui bisogna che urli più forte che posso: Aiu…
Quadro II
…tooo!
«Perché gridi?», fa la mamma. Ah, fi nalmente qualcuno si è accorto di me! Possibile che di fronte a un Orco simile me la debba cavare da solo? «Quale Orco?» chiedono il nonno e Nina. Già, quale Orco? E dove sono fi niti il trono, il castello, le Fate…? Vuoi vedere che non sono neanche più re? Infatti mi trovavo di nuovo nel mio lettino, nella mia cameretta, esausto per il brutto sogno, ma felice perché tutto tornava familiare e rassicurante. Come erano cari la mamma, il babbo, il nonno, la mia sorellina! Ormai era l’alba: mentre da fuori arrivava il canto del babbo e degli altri contadini che andavano verso i campi, il nonno ha abbracciato forte me e Nina e ridendo abbiamo ricordato la canzone di Ciuff ettino: come uno e due fa tre, Ciuff ettino è fatto re! Però anche re Ciottolino non era male…
Gli interpreti delle musiche
Ciottolino (libretto di Giovacchino Forzano)
Ciottolino: Jolanda Mancini
Il Babbo: Giampaolo Corradi
La Mamma: Carla Botti
Il Nonno: Paolo Montarsolo
Annina e Il Musicista: Odilia Rech
L’Orco: Franco Iglesias
Direttore Luigi Ferrari Trecate
Il prode Anselmo e Riflessi lagunari, al pianoforte Luigi Ferrari Trecate
Luigi Ferrari Trecate, avendo precocemente evidenziato notevoli attitudini musicali, nel 1896 venne iscritto – segno forse del destino – al Conservatorio di Parma, di cui successivamente sarebbe divenuto direttore, maturando nei lunghi anni di tale direzione un profondo sentimento di appartenenza all’Istituzione ed alla Città stessa.
Nel 1898 Ferrari Trecate passò al Liceo Rossini di Pesaro, di cui era direttorePietro Mascagni(pdf), e venne iscritto nelle classi di pianoforte del professor Paris Ferrari e di organo del Maestro Antonio Cicognani(pdf), musicista di cui mio Nonno conservò sempre grandissima considerazione e gratitudine. A Pesaro ebbe poi come compagni di studi persone che avrebbero successivamente rivestito ruoli di rilievo sulla scena musicale italiana: fra gli altri, Riccardo Zandonai, Francesco Balilla Pratella e Giovacchino Forzano. E’ curioso sapere che Forzano era allora studente di giurisprudenza all’Università di Urbino e di canto presso il Liceo Musicale di Pesaro. Proprio per Ferrari Trecate Forzano iniziò la sua importante carriera librettistica con la redazione dei testi di “Galvina” e “Fiorella”, composizioni liriche entrambe del 1904, successivamente distrutte dal Musicista insieme alle altre di questo periodo, nonchè di “Ciottolino” del 1910, opera poi andata in scena nel 1922 a Roma (Teatro dei Piccoli di Podrecca, con la collaborazione dei bambini delle scuole romane) con successo strepitoso, cui seguirono settanta repliche ed inserimento nel repertorio permanente del Teatro.
Con “Ciottolino” si aprì il ciclo delle fiabe musicali di Ferrari Trecate, che proseguì negli anni con “La Bella e il Mostro”, su libretto di Fausto Salvatori (Milano, Teatro alla Scala, 1926), “Le Astuzie di Bertoldo”, su libretto di Carlo Zangarini e Ostilio Lucarini (Genova, Teatro Carlo Felice, 1930), “Ghirlino”, su libretto di Elio Anceschi (Milano, Teatro alla Scala, 1940), “Buricchio”, su libretto ancora di Elio Anceschi (Bologna, Teatro Comunale, 1948), e “Orso Re”, su libretto di Elio Anceschi e Maurizio Corradi Cervi (Milano, Teatro alla Scala, 1950). Ad esse va aggiunto “Il Ragazzo dei Palloncini”, teleracconto su testo di Lidi Deli, rappresentato per la prima volta alla televisione dalla Radio Svizzera nel 1962. Sempre rivolte all’infanzia vanno anche ricordate numerose raccolte pianistiche per “piccole mani”, fra le quali “Collodiana ovvero Pinocchio & C.”, “I Nanetti di Biancaneve”, “Il Trenino di Trillina”, “Dodici quadretti facili per il piccolo musicista”), composizioni delicate, limpide, di straordinaria varietà e freschezza e di genuina ispirazione.
Oltre a quanto sopra, l’attività compositiva di Ferrari Trecate comprende anche il dramma “La Capanna dello Zio Tom”(pdf), opera in tre atti tratta dall’omonimo romanzo di Harriet Beecher Stowe (Parma, Teatro Regio, 1952), e la fantasia tragica “Lo Spaventapasseri” (mai rappresentata, 1963), entrambe su libretti sempre di Anceschi , nonchè due Messe, la cantata sacra “In Hora Calvarii” per soli, coro e orchestra, altra musica vocale, musica da camera, per pianoforte e per organo.
Dopo gli anni di studio a Pesaro e a Roma, seguendo il magistero di Pietro Mascagni, conseguiti i diplomi di composizione, organo e pianoforte, Ferrari Trecate fu nominato organista prima alla Santa Casa di Loreto dal 1906 al 1909, quindi alla Basilica di Valle di Pompei fino al 1013, Direttore della Scuola Musicale di Carrara dal 1909 e di Rimini nel 1914. Al Conservatorio di Parma tenne successivamente le cattedre di organo e composizione organistica, ottenendo poi la direzione del Conservatorio stesso, carica che mantenne ininterrottamente dal 1929 al 1955. Dal 1930 al 1932 insegnò inoltre organo e composizione organistica anche al Liceo Musicale di Bologna.
Nel 1954 Ferrari Trecate entrò a far parte dell’Accademia di Santa Cecilia, in Roma, di cui fu Vice Presidente dal 1959 al 1961. Nel 1955 venne anche nominato Presidente dell’Accademia Filarmonica di Bologna, nonchè Presidente della Sezione Musica del Consiglio Superiore delle Belle Arti.
Nel 1956, lasciata per anzianità la direzione del Conservatorio di Parma, si trasferì a Roma, ove si erano accentrati gli incarichi più rilevanti ed i prevalenti interessi artistici.
Di Ferrari Trecate va infine ricordata l’importante carriera concertistica sia di organista – considerato fra i più eminenti esecutori europei, collaudatore ed inauguratore degli organi delle Cattedrali di Alessandria, La Spezia e Ferrara e del Duomo di Milano – sia di pianista, soprattutto come collaboratore di altri solisti, fra i quali i violinisti Arrigo Serato, Remy Principe, Attilio Crepax, Josef Szigeti, Karl Flesch e Jacques Thibaud, nonché del soprano Jolanda Mancini, protagonista di tante esecuzioni di sue opere e con la quale tenne numerosi concerti cameristici in Italia ed all’estero nell’ultimo periodo della sua vita.
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